Il confine tra acque di scarico e rifiuti liquidi

 

1. Il confine tra acque di scarico e rifiuti liquidi

Il confine tra acque di scarico e rifiuti liquidi è molto sottile. Partiamo dalla loro definizione.

Per acque di scarico s’intende, in base all’art. 74 comma 1 lett. ff del d.lgs. 152 del 2006 s.m.i.: “qualsiasi immissione effettuata esclusivamente tramite un sistema stabile di collettamento che collega senza soluzione di continuità il ciclo di produzione del refluo con il corpo recettore acque superficiali, sul suolo, nel sottosuolo e in rete fognaria, indipendentemente dalla loro natura inquinante, anche sottoposte a preventivo trattamento depurazione.”

Di rifiuti liquidi se ne parla, invece, nell’art. 256 del d.lgs. 152 del 2006 s.m.i.: “chiunque svolga un’attività irregolare di raccolta, recupero, trasporto, smaltimento, commercio ed intermediazione di rifiuti liquidi può essere perseguito dalla legge”.

La differenza tra queste due definizioni non riguarda, in alcun modo, la natura inquinante o meno delle acque reflue, ma la vera discriminante è il modo in cui avviene lo smaltimento dei reflui.

Se sussiste un collegamento diretto tra il luogo in cui è avvenuta la produzione delle acque reflue e il sito in cui esse vengono immesse verrà considerato uno SCARICO. Si applicherà in toto la normativa indicata nella parte III del T.u.a..

Se non sussiste un collegamento diretto tra il luogo in cui è avvenuta la produzione delle acque reflue e il sito in cui esse vengono immesse verrà considerato un RIFIUTO liquido. Si applicherà in toto la normativa indicata nella parte IV del T.u.a..

Il confine tra acque di scarico e rifiuti liquidi è molto sottile. Unico criterio di discrimine è la tipologia di collegamento tra la fonte di produzione del refluo e il corpo ricettore.

 

2. Che succede se un’azienda o un’abitazione privata “accumula” le acque reflue in un pozzo nero, in una cisterna o in un bagno mobile?

Succede che tali acque reflue si considerano rifiuti liquidi e ricevono lo stesso trattamento autorizzatorio e sanzionatorio riservato ai rifiuti solidi. Si applicherà la disciplina dell’art 256 del T.U.A., in quanto è venuta a mancare la diretta convogliabilità del refluo dalla fonte di produzione verso un corpo ricettore legale.

 

3. Che succede se le acque reflue vengono accumulate in una vasca imhoff?

Le vasche Imhoff sono costituite da due compartimenti prefabbricati (in genere realizzati in cemento armato) interrati sovrapposti e idraulicamente comunicanti:

  • Quello superiore rappresenta la vasca di sedimentazione primaria, cd. Linea liquami.
  • Quello inferiore è destinato alla digestione anaerobica dei fanghi, cd. Linea fanghi.

La linea liquami contiene un’acqua di scarico che sarà soggetta alla disciplina contenuta nella parte III del t.u.a.
I fanghi, invece, depositati sul fondo della stessa sono rifiuti liquidi e pertanto soggiacciono alla disciplina contenuta nella parte IV del t.u.a. Ad essi viene attribuito il codice CER 20.03.04 – fanghi delle fosse settiche. ( Cass.pen. n.2447830 del 2009).

 

4. Che succede se le acque reflue presenti nella linea liquami della vasca imhoff non vengono sversate nel corpo ricettore?

Se le acque di scarico non seguono lo sversamento nel corpo ricettore ma vengono accumulate in una vasca imhoff a perfetta tenuta stagna diventano rifiuti allo stato liquido. In tal modo riceveranno lo stesso trattamento dei fanghi depositati sul fondo della vasca. ( Cass. pen. n. 50432 del 2009). I fanghi estratti dagli impianti ricadono nella disciplina dei rifiuti e vengono considerati rifiuti speciali.

I fanghi devono essere conferiti ad un soggetto autorizzato alla gestione dei rifiuti e il titolare dello scarico ha l’obbligo di tenere un documento che riporti:

  • le date in cui è avvenuto lo svuotamento,
  • il soggetto a cui è stato affidato,
  • le relative ricevute (che dovranno essere conservate per almeno 5 anni).

Per ulteriori approfondimenti, leggi l’articolo su Lo smaltimento dei liquami

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Articolo di: Marcella Spagnolo, aggiornato al 16 marzo 2021

 

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